Profughi, solo il 7% sono rifugiati. Due su tre i migranti economici
Tra le migliaia di profughi che arrivano in Italia, più della metà non sono rifugiati che scappano da guerre o da discriminazioni che mettono in pericolo la loro vita.
Questa condizione (rifugiato) è stata riconosciuta solo al cinque per cento dei richiedenti, che in realtà diventano il 20% se si include tutti coloro che correvano grossi rischi in patria (protezione sussidiaria). A certificarlo sono le commissioni territoriali che esaminano le domande di chi ha attraversato l’ Italia via mare e poi ha fatto richiesta di asilo. E ciò che emerge è che il 52% dei richiedenti sono in realtà migranti economici. «È così, non v’ è alcun dubbio. Sono troppi» dice
Gregorio Fontana, deputato di Forza Italia e membro della Commissione parlamentare d’ inchiesta sul sistema di accoglienza. A Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona il dato dell’ anno scorso è ancora più alto: in due casi su tre (64%) il timbro della commissione è stato un diniego. Tradotto, chi ha fatto la domanda non aveva alcun requisito per l’ accoglienza. Dei 1.586 casi analizzati dalla commissione territoriale con sede a Brescia, solo 467 hanno ottenuto una forma di protezione (29,5%).
Si tratta di giovani, persone fragili o gente che scappa da luoghi inospitali quelli che hanno ottenuto il riconoscimento di protezione umanitaria (14,2%), valido un anno. Hanno invece lasciato il loro Paese perché rischiavano la vita l’ 8,6% dei richiedenti asilo (protezione sussidiaria). I rifugiati veri e propri sono meno di sette su cento. Che il dato di questi riconoscimenti non sia basso né strano lo dimostrerebbero le parole rilasciate in commissione da esponenti dell’ Onu. «Anche l’ Unhcr – racconta Fontana – ha detto che le nostre commissioni territoriali lavorano al meglio. Il sistema è lento, ma le decisioni prese sono in linea con le loro osservazioni». Sommando i diversi status rilasciati a Brescia, si vede che il 70% dei richiedenti asilo è in realtà qualcuno che cerca una vita migliore ed è entrato illegalmente in un Paese straniero. Una volta accertato, in molti rischiano quindi l’ espulsione. Il problema è che «questo provvedimento sostiene il deputato spesso non viene eseguito e ci sono problemi nei rimpatri. Se ci fossero tempi più veloci in commissione, sarebbe più facile». Fontana ha chiesto di aumentare le commissioni, ma i tempi sono lunghi.
Nel frattempo c’ è chi continua a entrare senza essere riconosciuto: «Quelli che vogliono raggiungere un altro Paese rifiutano di farsi prendere le impronte e questo conclude pone un altro serio problema di sicurezza».
(Corriere ed. Brescia)