Articolo da “Eco di Bergamo” Fontana: ecco perchè Forza Italia è destinata a durare
In questi giorni Forza Italia festeggia il suo decennale. Dieci anni densi di avvenimenti che hanno radicalmente mutato il quadro della politica italiana e che hanno rappresentato per tutti noi che li abbiamo vissuti un tratto importante della nostra vita. Per me, che ho festeggiato lo scorso anno il venticinquennale della mia personale “discesa in campo” (avevo quattordici anni quando, nel 1978, diedi la mia adesione ai giovani del Partito Liberale Italiano), Forza Italia ha rappresentato sin dall’inizio l’irrompere, in una dimensione popolare e di massa, di idee, programmi, progetti, valori che credevamo fossero patrimonio di una piccola minoranza attiva dello scenario politico italiano.
Sin dall’inizio ho creduto che, a dispetto dei molti cattivi profeti, Forza Italia non fosse una meteora destinata ad attraversare il breve spazio della crisi politica degli anni ’90, ma che fosse destinata a durare.
L’intuizione politica di Silvio Berlusconi, infatti, manifestò da subito un intenzione e un obiettivo di lunga durata. L’intenzione era quella di costituire un blocco, sociale e politico, in grado di contrastare quella che fino a pochi settimane prima del gennaio ’94, sembrava essere l’inevitabile deriva della crisi del ’92- ’93: la conquista del governo da parte di una minoranza, la sinistra, che disponeva già allora di un potere smisurato nei corpi intermedi dello Stato e della società: magistratura, scuola e università, burocrazia centrale e periferica, mondo dell’informazione e della cultura, importanti nuclei dell’economia e della finanza. Un coacervo di forze che, grazie ai partiti democratici, non era mai riuscito a conquistare la maggioranza degli elettori, ma che in virtù della crisi dei partiti di centro e del nuovo sistema elettorale, avrebbe potuto ottenere il 60% dei seggi parlamentari con il 30% dei voti.
L’obiettivo di lunga durata era ben più ambizioso. Ridare lustro e attualità a tradizioni politiche importanti – il popolarismo di Alcide De Gasperi, il liberalismo di Luigi Einaudi, la socialdemocrazia di Giuseppe Saragat – che avevano portato nel secondo dopoguerra l’Italia dal ruolo di paese sconfitto a membro del club delle sette nazioni più industrializzate. Una tradizione che gli eredi di quei grandi della nostra storia avevano in parte avvilito con comportamenti e prassi che li avevano resi distanti dai cittadini e dalle loro aspirazioni.
Il bilancio di questi dieci anni è largamente in attivo. Forza Italia ha rappresentato il nucleo fondatore di un’alleanza politica oggi al governo, la Casa delle Libertà, che non avrebbe potuto mai nascere se qualcuno non avesse messo a disposizione solide fondamenta su cui erigerla. Forza Italia non è stato solo il collante per unire un forte e nuovo partito del Nord, la Lega di Umberto Bossi, con un nuovo partito, Alleanza Nazionale, che abbandonava l’isola della nostalgia per approdare alle coste di una destra democratica. Forza Italia ha dato alla politica italiana e ad un blocco sociale modernizzatore, ormai privo di rappresentanza, una leadership, una classe dirigente, un programma puntuale, solide basi culturali e politiche.
All’avventura della rapida “discesa in campo” è infatti seguita una paziente costruzione quotidiana di un moderno partito capace di unire sulla concretezza dei programmi persone provenienti da esperienze diversissime e da tradizioni che avevano vissuto accanto ma non insieme. Oltre sei anni di opposizione, dalla nascita del governo Dini del gennaio 1995 alla vittoria della primavera del 2001, sono stati dedicati a costruire quello che molti commentatori ritenevano impossibile: un partito nuovo, non burocratico, non parastatale come erano diventati i tradizionali partiti italiani. Un partito popolare, forte dell’adesione di centinaia di migliaia di persone e del consenso politico elettorale di milioni. Un partito capace di conquistare un posto di primo piano nella grande famiglia del Partito Popolare Europeo e di promuoverne la trasformazione da Internazionale Democristiana a moderno rappresentate in Europa delle tradizioni autenticamente popolari e liberali del vecchio continente (basti pensare al fatto che del Ppe fanno parte i Tories britannici a la spagnola Alleanza Popular di José Maria Aznar).
Forza Italia, partito nazionale, è stato ed è anche una moderna e compiuta rappresentanza delle istanze del Nord del Paese. Che ha dato un’opportunità di attiva presenza politica a quei ceti innovatori che, all’inizio degli anni ’90 avevano dato voce alla loro insoddisfazione tributando consensi crescenti a una nuova forza politica regionale e di rottura quale la Lega Lombarda prima e Lega Nord poi di Umberto Bossi. Forza Italia è un partito che dalla cultura del Nord ha tratto alcuni suoi aspetti caratterizzanti. L’etica del lavoro, la volontà di rappresentare interessi e aspirazione dei ceti produttivi, la convinzione che l’efficienza e la concretezza con cui si amministrano le imprese sane può essere portata con successo nell’amministrazione pubblica a tutti livelli, la fine della scissione tra bene privato e bene pubblico, l’idea liberale vincente che i pubblici servizi possano essere meglio offerti dai privati, in un quadro di sussidiarietà tra pubblico e privato che altro non è che la libertà di auto organizzazione sociale dell’individuo, delle famiglie e della società.
Per tutti questi motivi Forza Italia è destinata a durare. Oggi celebra i suoi primi dieci anni. Ma essa è ormai saldamente nel cuore e nella mente di milioni di italiani. E chi, come me, in questi dieci anni ha lavorato quotidianamente per contribuire a costruirla, avverte l’orgoglio di un decennio intenso, la dedizione agli impegni assunti con gli elettori e la speranza ambiziosa di un futuro migliore per l’Italia.