Giusto difendere i diritti civili degli iraniani. Ma nel 2006 in Italia si fece finta di niente
Articolo pubblicato su “Il Tempo” in data 18 giugno 2009 |
Siamo tutti dalla parte dei cittadini iraniani. La decisione di ricontare le schede elettorali rappresenta una buona notizia per chi, ovunque nel mondo, crede nei valori della democrazia e dello Stato di diritto. Quando si conquista una vittoria elettorale in maniera illegittima, si attenta non solo ai diritti politici di un popolo, ma alla sua dignità . Lo sapeva bene Giacomo Matteotti, che contestò la “validità delle elezioni della maggioranza”, consapevole che sarebbe stato colpito dai sicari di Mussolini. Insomma, nella nostra memoria storica c’è scritto chiaramente da che parte stare. Fanno, dunque, benissimo i dirigenti e i militanti della sinistra, insieme ai radicali di Pannella, a mobilitarsi anche loro perché la volontà degli elettori iraniani sia rispettata. Noi ci siamo e ci saremo sempre in questa battaglia. Detto questo, e fatte le debite proporzioni, ci si chiede dove erano questi difensori dei diritti civili quando in Italia si profilò concretamente il rischio di un tradimento della volontà degli elettori. Nel 2006 il centrosinistra si aggiudicò il premio di maggioranza per una manciata di voti. Alla Camera, l’Unione di Prodi ebbe un vantaggio dello 0,06 per cento rispetto alla Casa delle Libertà . Si trattava, insomma, di un pareggio, quale mai s’era visto nella storia repubblicana. Inoltre, numerose anomalie erano state registrate durante gli scrutinî. Con grande fatica, a nove mesi dalle elezioni, un Comitato di Verifica nazionale, in Parlamento, cominciò a lavorare sulle schede elettorali. Stando ai primi risultati, lo scarto tra le due coalizioni era ormai inesistente: dallo 0,06 per cento si passò presto, con la proiezione dei dati, allo 0,007. Si trattava veramente di una manciata di voti. La storia elettorale italiana insegna che, in fase di riconteggio, la differenza di voti tra centrosinistra e centrodestra muta in favore di quest’ultimo. In altre parole, quando si vanno a controllare le schede si scopre, quasi sempre, che al centrodestra sono stati assegnati meno di voti di quelli ad esso spettanti. Questo accade soprattutto perché la militanza politica, a sinistra, è molto bene organizzata. Si avvertono, da questo punto, di vista ancora gli effetti della vecchia scuola del PCI, dove si imparava non a rispettare le regole dello Stato di diritto, ma a costruire una specie di “Stato nello Stato”. Ciò ha consentito, molte volte, di “rubare”, letteralmente, i voti espressi dagli elettori moderati. Fu chiaro, nel Comitato, che la verifica molto probabilmente avrebbe potuto portare a un ribaltamento del risultato elettorale. Per questo, la sinistra, (radicali compresi da sempre così attivi sul fronte dei diritti civili), fece di tutto per boicottare il riconteggio. Non ci fu verso di accelerare i lavori o di aggiornare le regole della verifica, in funzione dell’oggettiva emergenza istituzionale che s’era venuta a determinare. Gli italiani, per questo, non hanno mai conosciuto i veri dati elettorali del 2006. In compenso, hanno sperimentato due anni di governo del centrosinistra. In fondo, non è andata così male, visto che poi, anche grazie a ciò, hanno scelto e continuano a scegliere la coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi. |