Romani sull’immigrazione: “Possiamo fermare gli scafisti”.
«Dovremo fare in modo che non parta più nessuno dalla costa libica, anche con strumenti militari che un Governo serio e sensibile al problema può applicare, strumenti noti anche in altri Stati». Parla di sicurezza e immigrazione Paolo Romani, presidente del gruppo Forza Italia al Senato, già ministro con il Governo Berlusconi. Al Centro Congressi di viale Papa Giovanni XXIII disegna la geografia politica del fenomeno migratorio che investe l’Europa e lancia la proposta che passa da un’ampia operazione di politiche internazionali finalizzata allo stop dei flussi e ai rimpatri: «I servizi segreti italiani sanno benissimo chi sono gli scafisti, i nomi delle loro mogli, dove vanno a scuola i loro figli, c’è una conoscenza che solo noi italiani possiamo avere – rimarca Romani –. Bene, solo noi italiani possiamo intervenire e chiudere il collo di bottiglia delle partenze dalle coste libiche, ma anche quello del confine, fra Niger e Libia, in modo tale che il contenitore non si riempia più. Le persone presenti in Libia verranno rimpatriate o, se resteranno, non staranno più in campi di concentramento, ma in centri di accoglienza sotto osservazione delle organizzazioni internazionali». C’è poi una seconda fase che Romani tratteggia, relativa ai «630mila migranti economici presenti sul nostro territorio che costano quasi 4,5 miliardi di euro. I cittadini trovano intollerabile che si spendano questi soldi, che non ci sia più sicurezza, che il Governo non attui una politica di rimpatri, che si dovrà fare anche se i Paesi di origine non vorranno». Il senatore annuncia la cancellazione della protezione umanitaria, «non riconosciuta in Europa. Crearla è stato il peggiore dei pasticci, esiste già la protezione sussidiaria definita dalla Comunità europea». E ancora il tema imprescindibile delle relazioni internazionali, «con il piano Marshall in Africa l’Europa dovrà investire miliardi di dollari, perché questi Paesi diventino luoghi di sviluppo». Romani denuncia «la totale assenza in Siria, una tragedia su cui c’è disinteresse». E sul piano della responsabilità il senatore ricorda l’azione di Governo mossa negli ultimi mesi, «grazie alla nostra collaborazione determinante, è stata fatta un’indagine conoscitiva sulle navi Ong che facevano da ferry boat, un’attrazione per i migranti in partenza. E grazie ai nuovi provvedimenti, fra settembre e dicembre, sono arrivate 5060 mila persone in meno e meno persone sono morte in mare. Ora però serve più coraggio». Gregorio Fontana, candidato alla Camera, ricorda i numeri del fenomeno migratorio che interessa anche la provincia di Bergamo, «per le 2.528 pratiche dei richiedenti asilo che al 19 febbraio sono ancora da evadere, ci vorranno almeno tre anni di tempo. Serve una rivoluzione, anche la nuova commissione portata in provincia di Bergamo, per i pochi mezzi a disposizione e non per negligenza dei funzionari, è una delle più lente d’Italia. Siamo davanti a un’emergenza e si deve lavorare pure il sabato e la domenica, è anche una questione di rispetto dei richiedenti asilo». La candidata al Senato Alessandra Gallone rimarca la «necessità di portare avanti azioni coraggiose, allontanando chi non ha diritto. La globalizzazione deve valere anche per le regole e l’Europa deve starci vicino in questo». Il candidato alla Camera Stefano Benigni, presente insieme al collega Alessandro Sorte, rimarca come «sicurezza e immigrazione dovrebbero rimanere distinti, invece anche a Bergamo abbiamo toccato con mano le situazioni gravi legate ai giovani che dai centri di accoglienza finiscono nelle mani della criminalità organizzata». Paolo Franco, capolista in Regione Lombardia, annuncia «il sostegno alle amministrazioni comunali con interventi di “filiera” su base nazionale».
Eco di Bergamo, 1 marzo 2018
sembra davvero bello! grazie 1000 per le dritte