«Il mondo della politica deve dare per primo l’esempio e rendere tutto ciò che amministra più moderno, meno costoso e più efficiente, riducendo sprechi e privilegi». Non usa mezzi termini e va subito al sodo Gregorio Fontana, parlamentare bergamasco del Popolo della libertà e componente dell’Ufficio di presidenza della Camera, che si è astenuto nei giorni scorsi sul bilancio consuntivo del 2011 di Montecitorio e sulla nota di variazione del preventivo 2012 dalla quale emerge, fra le altre cose, una riduzione delle spese del 2,47 per cento.
Quali le motivazioni della sua astensione?
«Si poteva fare di più. Certo, la tendenza è positiva: abbiamo, ad esempio, ridotti gli emolumenti parlamentari e tagliato i vitalizi. Ma non è sufficiente. La Camera deve fare uno sforzo di adeguamento della sua organizzazione. Ogni deputato ha ancora in dotazione litri di colla all’anno e mille fogli di carta intestata al mese: sono spese senza senso. I tempi sono cambiati e i deputati per svolgere il loro lavoro hanno bisogno di servizi essenziali, ma efficienti e moderni, orientati al risparmio. La Camera deve ridurre i costi, dotarsi di una struttura più utile al lavoro dei parlamentari ed essere meno autoreferenziale».
Dove si può risparmiare?
«L’utilizzo della carta, ad esempio, è tarato sugli anni Ottanta: vengono stampati ancora tutti i resoconti e i verbali delle riunioni e delle commissioni. Sono costi esorbitanti. Basterebbe, invece, renderli disponibili su internet e chi vuole se li stampa. Spendiamo sette milioni di euro l’anno per stampare i resoconti: è una spesa inaccettabile. E c’è un contratto che ci obbliga a rispettarlo per cinque anni: nel frattempo l’innovazione e la tecnologia continuerà a correre e noi saremo ancora prigionieri di questo contratto. Siamo tuttora fermi ad una visione del deputato anni ’80: si crede abbia bisogno di un fax, una scrivania, una segretaria, un telefono con il filo. Servono, invece, postazioni, anche provvisorie, con un computer a cui poter accedere per lavorare. E questo farebbe risparmiare soldi. Ma oggi abbiamo solo venti postazioni di questo tipo per 630 parlamentari. Inoltre molte zone della Camera non sono neppure coperte dalla rete. Abbiamo il dovere di rendere questa macchina più efficiente. La Camera deve, inoltre, ridurre tutte quelle attività che non fanno parte delle sue funzioni costituzionali: a volte ci sono mostre e anche due, tre convegni al giorno. Tutto questo ha dei costi».
Ha già anticipato che, in mancanza di un’inversione di rotta, il suo voto sui prossimi bilanci potrebbe essere contrario.
«Non c’è dubbio. Noi abbiamo la responsabilità del bilancio. Quindi, o le cose cambiano o non mi prenderò la responsabilità di votare qualcosa che non solo rappresenta uno spreco del denaro dei cittadini, ma non serve neppure per il lavoro dei deputati. Nei mesi scorsi avevamo preso l’impegno di rivedere tutta la spesa della Camera per avere servizi più efficienti e con l’obiettivo del risparmio. Ma questo fino ad oggi, a mio parere, non è stato fatto. Se la politica vuole ritrovare credibilità, deve dare concreti segnali di determinazione e deve rendere tutto ciò che lei stessa amministra più moderno, meno costoso e più efficace».
Lei ha pure votato contro le modifiche dei benefit riservati agli ex presidenti della Camera.
«È stata messa in atto una serie di espedienti e di meccanismi per garantire ancora questi privilegi agli ex presidenti. Sono norme ad personam senza senso. Il Senato si è comportato in modo diverso e li ha ridotti: se non altro, bastava approvare gli stessi provvedimenti varati dall’altro ramo del Parlamento».
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